giovedì 25 novembre 2021

L'utopia di una tecnologia democratica: il caso Singapore

L'isola della Malesia, centro finanziario mondiale, Tech-SmartCity le cui innovazioni vengono da anni prese ad esempio per un'automazione della società che porta benessere, ha in sé forti contraddizioni sul piano del controllo sociale e dei diritti delle persone. Un articolo di “Rest of the World” è l'occasione per ragionare sulla degenerazione tecnologica, guidata totalmente a livello statale, per sostenere un modello di sviluppo che può essere molto divisivo e poco democratico

di Stefano Uberti Foppa


Il tema è delicatissimo e crea fazioni: quanto siamo disposti ad accettare un'applicazione esasperata della tecnologia che sia, da un lato, garanzia di qualità di servizi, sicurezza, efficienza e nuove opportunità e dall'altro invasività della propria privacy e maggiore controllo individuale?

Soprattutto se poi appartieni a una classe sociale disagiata o, peggio ancora, sei un immigrato sottoposto, per regole governative, a una serie di controlli quotidiani con la sensazione che non potrai mai diventare a tutti gli effetti cittadino di quella nazione, quanto questo “sogno tecnologico” si sta tramutando in un incubo? Se infine ti arrischi ad analizzare l'eccessiva presenza tecnologica dello Stato e ad organizzare una qualche forma di dissenso sei disposto ad accettare la strada della repressione e persino del carcere?

E' quanto ci illustra nel suo bell'articolo Peter Guest, di “Rest of the world” - reporting global Tech stories, un'organizzazione giornalistica non profit indipendente (https://restofworld.org/2021/singapores-tech-utopia-dream-is-turning-into-a-surveillance-state-nightmare/) – del caso Singapore, considerato da anni il “nirvana” della tecnologia applicata allo sviluppo sociale, dove, da quanto riportato nel pezzo, la realtà è alquanto diversa dalle copertine patinate che in questi anni abbiamo spesso avuto della TechCity asiatica riportata sulla stampa internazionale ufficiale.

Una città smart...pure troppo!

Una rete capillare di sensori e telecamere, 90 mila che diventeranno oltre 200 mila nei prossimi anni, per il riconoscimento facciale e controlli biometrici diffusi, continuamente collegata a sistemi analitici real time e a un database biometrico nazionale; oltre 100 mila lampioni “intelligenti” che monitorano continuamente il traffico, le condizioni meteo e gli spostamenti delle persone; sistemi robotici diffusi che aiutano e incitano al fitness, alla salute, a supportare in mille modi le persone anziane; cani-robot che rafforzano il distanziamento sociale. Insomma, un quadro controverso in cui il controllo sociale attuato attraverso la stessa tecnologia che avrebbe il compito di sviluppare il paese e creare nuove opportunità ai propri cittadini diventa oppressivo quando non si accettano livelli crescenti di invasività.

Gli esempi, dice l'articolo di Rest of the world, sono numerosi: da un accesso ai dati non adeguatamente protetto che consente talvolta la condivisione di situazioni di privacy rilevate dalla serie di sensori, alla sottovalutazione dei diritti fondamentali, come ad esempio nel caso dei dormitori in cui vengono alloggiati gli immigrati che lavorano a Singapore e che, durante la pandemia, hanno visto un aumento dei livelli di controllo: l'app imposta dal governo è stata estesa nelle sue funzioni comprendendo il Covid status delle persone che alloggiano negli stessi dormitori del soggetto monitorato, il quale è sottoposto a verifica continua dei test effettuati e al tracking delle attività svolte durante il tempo libero. Ogni mattina, inoltre, questi lavoratori delle classi più povere, sono obbligati a un check attraverso l'app per verificare se hanno il permesso di lasciare le loro residenze oppure se sono obbligati a restare a casa.

Singapore può sembrare, se si accetta di essere allineati al modello tecnologico ed in grado di rispettare il livello economico ricercato dal governo, una specie di film di fantascienza, con bus senza autisti, robotica diffusa, shuttle/taxi volanti tra location cool, servizi di consegna con droni...una nuova Montecarlo dove le banche e le istituzioni finanziarie operano in un ambito regolatorio alquanto lasco, con tasse basse e infrastrutture affidabili. “Una miscela unica e ideologicamente inconciliabile – scrive Guest - di capitalismo thatcheriano e controllo statale” in cui molti problemi sociali vengono demandati alla gestione tecnologica al prezzo di un rigido controllo di stato e perdita di libertà.

Singapore è però la punta di diamante di una deriva, forse meno esplicita, che sta da anni caratterizzando tutte le nazioni del mondo: l'applicazione pervasiva della tecnologia allo sviluppo della società in cui accanto alla creazione di valore per le persone e gli interessi collettivi trovano spazio strategie di condizionamento occulto di massa, sfruttamento improprio di dati, controllo sociale, nascosto dietro un falso senso di sicurezza, per il mantenimento del potere e della ricchezza. Viene in mente il bel libro di Shoshana Zuboff, docente alla Harvard Business School, “Il capitalismo della sorveglianza” in cui, a premessa, l'autrice analizza il significato del titolo:

  • un nuovo ordine economico che sfrutta l'esperienza umana come materia prima per pratiche commerciali segrete di estrazione, previsione e vendita

  • una logica economica parassitaria nella quale la produzione di beni e servizi è subordinata a una nuova architettura globale per il cambiamento dei comportamenti

  • una mutazione pirata del capitalismo caratterizzata da concentrazioni di ricchezza, conoscenza e potere senza precedenti nella storia dell'umanità

  • lo scenario alla base dell'economia della sorveglianza

  • un'importante minaccia per la natura umana del Ventunesimo secolo, proprio come il capitalismo industriale lo era per la natura nei secoli Diciannovesimo e Ventesimo

  • l'origine di un nuovo potere strumentalizzante che impone il proprio dominio sulla società e sfida la democrazia dei mercati

  • un movimento che cerca di imporre un nuovo ordine collettivo basato sulla sicurezza assoluta

  • un'espropriazione dei diritti umani fondamentali che proviene dall'alto: la sovversione della sovranità del popolo

Un'esortazione a chiusura: forse in questo tipo di deriva servirà sempre di più saper sviluppare in ognuno di noi gli anticorpi per discernere, per sviluppare un senso critico e capire queste dinamiche occulte; saperle interpretare per non avere una fallace sensazione di libertà e di scelta autonoma individuale che in realtà non abbiamo perché, senza accorgercene, probabilmente già apparteniamo a un cluster di consumo, ideologico, di genere o altro e di conseguenza ci vengono proposti, dalla tecnologia, modelli coerenti con il nostro profilo. Servirà quindi sempre ricercare fonti di informazione diverse da quelle ufficiali in cui Singapore sarà soprattutto il modello “smart” da seguire, quello in cui la tecnologia porta serenità, ricchezza e crescita per tutti. Basta non sollevare troppo il velo per provare a capirci di più.


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