sabato 4 febbraio 2023

Bosch, un mondo magico che indaga la fragilità umana

A Palazzo Reale di Milano, una bellissima mostra sul pittore fiammingo, ci trasporta in un mondo inesistente e irrazionale che descrive, attraverso personaggi destrutturati, mostruosi e crudeli, le ossessioni e le contraddizioni dell'essere umano, delle sue debolezze, tentazioni e sbagli, per provare a capire il nostro essere interiore e le nostre incongruenze

di Stefano Uberti Foppa



Sempre con lo spirito dell'appassionato e lontano dalle pretese di una critica professionale, eccomi, come mi capita ogni tanto, a segnalarvi un evento a cui ho partecipato e per cui credo valga la pena spendere un po' di tempo. Nell'obiettivo, come già scritto in passato, di arricchire questo mio blog dedicato all'innovazione digitale, anche di notizie relative a iniziative culturali e artistiche varie che possano aiutarci nell'interpretare la complessità attuale, mettendo una distanza di riflessione salutare tra una prospettiva di impegno quotidiano, necessariamente di breve respiro, e un punto di osservazione diverso, che contribuisca attraverso elementi sensoriali e culturali alla costruzione di una visione più globale e originale del tempo che viviamo. Una visione che ognuno di noi può costruirsi secondo la propria sensibilità attraverso fonti le più diversificate. E tra queste, magari, anche questo mio blog.

Ecco allora che vi consiglio la bellissima mostra di Jheronimus Bosch (1453 – 1516) a Palazzo Reale di Milano, fino al 12 marzo, promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE con il sostegno di Gruppo Unipol, main sponsor del progetto.

Un percorso espositivo che presenta circa un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti dalle wunderkammern, le “camere delle meraviglie”, quegli ambienti nei quali, soprattutto dal XVI al XVIII secolo, i collezionisti conservavano raccolte di oggetti straordinari per quei tempi, provenienti dal mondo della natura o creati dalle mani dell'uomo.

Jheronimus Bosch - Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio - c. 1500 - Olio su tavola - Museu Nacional del Arte Antiga, Lisbona


Molto interessante la collocazione del grande pittore fiammingo come emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal tradizionale mito del Rinascimento classico (armonia, bellezza, sinergia ottimale tra uomo, natura e Dio), rafforzando invece l'idea di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.

Guardando Bosch, da profano, non si può non restare affascinati dal suo linguaggio fantastico e onirico, fatto di creature immaginarie, demoniache, mostruose e fantastiche, di simboli e grottesche, di immagini di incendi notturni, scene con streghe e maghi, animali inesistenti e situazioni terrificanti, ritrovando tratti che, se ci si pensa bene, si potranno poi incontrare anche nel surrealismo fino ad alcune grafiche ricercate dei giorni nostri, non tralasciando, e lo dico da appassionato, l'immaginario grafico e video che ruota attorno al rock, a prog-rock, al punk, fino al dark gothic metal.

Jheronimus Bosch - Trittico dei santi eremiti c.1495-1505 - Olio su tavola - Gallerie dell’Accademia, Venezia


Ma non facciamoci prendere la mano e torniamo al Rinascimento “alternativo” che ci investe in questa bellissima mostra dove si ritrovano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch (e opere derivate da soggetti del maestro e da pittori influenzati dal suo linguaggio), mai raggruppate in un'unica mostra. Il pittore fiammingo è infatti autore di pochissime opere a lui attribuite ed esposte nei musei di tutto il mondo, ed è per questo che non è da perdere l'opportunità di poterle vedere riunite prima che rientrino nelle loro sedi.

Un mondo magico, illogico e crudele

Contrariamente al suo luogo di nascita, le Fiandre, la pittura di Bosch ebbe diffusione e origine nel mondo mediterraneo, soprattutto nella Spagna e nell'Italia del Cinquecento, patria, in quegli anni, del classicismo rinascimentale. L'impatto fu fortissimo e questa “visione” divenne modello culturale e figurativo sia per molti pittori di quegli anni sia per le generazioni successive di artisti. A testimonianza di questa pervasività sociale del linguaggio artistico di Bosch, viene proposto a Palazzo Reale, grazie ai prestiti dell’Escorial e delle Gallerie degli Uffizi, l’intero ciclo degli arazzi boschiani. Non è una cosa da poco in quanto i quattro arazzi dell’Escorial non sono mai stati esposti insieme fuori dalla loro sede e va considerata l’immensa importanza in termini artistici ed economici che l'arazzo occupava nella cultura del Cinquecento europeo, un vero e proprio status symbol dell’élite del tempo.

Insomma, vale la pena addentrarsi nel magico mondo di Bosch, inesistente e irrazionale, che raffigura, in situazioni estreme, le pene, le ossessioni e la natura contraddittoria dell'uomo e della società, con personaggi destrutturati, mostruosi e crudeli pensati per evidenziare la fragilità umana e indagare le profondità del nostro mondo interiore e le sue incongruenze. L'opera di Bosch va quindi ben al di là della bellezza di immagine, della curiosità del fantastico o della capacità pittorica di attrarci per realizzare un racconto immersivo e oggettivamente ammaliante, che cattura nelle sue situazioni innaturali e nei suoi infiniti particolari. Ci guida attraverso messaggi simbolici ad una riflessione profonda sul nostro modo di essere, con un intrinseco messaggio educativo e formativo comune e apprezzato nella società dell'epoca ma che risulta essere sempre molto attuale, soprattutto in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo.







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